“L’opera del prof Salvatore
Fasano verso i caduti ricorda tanto quella di Mamma Lucia che andava sulle
colline cavesi alla ricerca dei corpi dei soldati morti in guerra
indipendentemente dalla nazionalità”. Così Il sindaco Vincenzo Servalli in
occasione dello scoprimento della targa posizionata all’ingresso del Sacrario
Militare.
Una
bellissima giornata di sole ha illuminato oggi alla presenza delle massime autorità
militari e civili del territorio la cerimonia di intitolazione del Sacrario
Militare di Cava de’ Tirreni al Grande Ufficiale Salvatore Fasano. Intenso il
discorso che ha preannunciato lo scoprimento della targa. “Salvatore Fasano - sottolinea il Presidente del Comitato per il
Sacrario Militare di Cava de’ Tirreni Daniele Fasano - ebbe, nella sua vita, la
forte influenza da due figure che ne condizionarono l'impegno civico: durante
gli studi classici fu colpito da Ugo Foscolo (a cui, peraltro, contribuì a
dedicare strada di accesso a questo civico cimitero), grande scrittore, che con
la sua opera I Sepolcri volle ribadire a tutti che il ricordo e la memoria non sono
congeniali alla natura umana: l'uomo tende più a dimenticare ed a rimuovere il
ricordo; quindi, merito all'uomo che riesce a ricordare sia le persone in vita
che quelle trapassate. Il giovane Salvatore fu appassionato da tale visione
filosofica del Foscolo e ne fece, per tutta la vita, un esempio da riprodurre. Altra
figura influente fu quella di Mamma Lucia, nella quale il prof. Fasano vedeva
l'incarnazione spontanea e genuina di tale istinto umanitario verso i defunti. Tali
alti esempi, di memoria e ricordo, oggi a Cava sono due e noi i loro discepoli.
Merito, dunque al prof. Franco Bruno Vitolo che, per primo, lanciò l'iniziativa
nell'immediata dipartita di papà e merito al sindaco che, con la sua giunta, ha
voluto fortemente che tale riconoscimento fosse realizzato nel più breve tempo
possibile”. “Ringrazio il Comitato per il Sacrario - aggiunge - a cui va dato merito di credere sempre in
questa opera meritoria di tenere la fiamma del ricordo dei caduti sempre accesa.
Ringrazio don Osvaldo Masullo che ha voluto pregare con noi in questo luogo
sacro. Ringrazio le autorità militari e civili qui presenti. Ringrazio le
associazioni del Carabinieri e dei Bersaglieri in congedo, sempre vicini a noi.
Ringrazio voi tutti presenti del calore ed affetto che dimostrate verso il Gr.
Uff. Salvatore Fasano ed, in particolare ringrazio lo staff della Grafica
Metelliana, a cui papà era molto legato per l'aiuto sempre ricevuto nelle sue
pubblicazioni, in particolare ringrazio Niccolò Farina che ha voluto qui
portare un piccolo omaggio, una sua foto, che rimarrà nel Sacrario a far
compagnia per sempre ai suoi ragazzi caduti. Anche il nostro cappellano
militare, don Claudio Mancusi, impegnato a Roma, non ha voluto far mancare il
suo saluto e la sua preghiera”. Ed ecco la sua lettera. “Saluto il Presidente
ed i membri del Comitato del Sacrario Militare, il sindaco e tutte le autorità
convenute – scrive il cappellano militare don Claudio Mancusi - L'intitolazione
del Sacrario al prof. Fasano è un evento che dà ulteriore luce all'opera e allo
spirito di un grande uomo che ha testimoniato i più alti valori della patria e
della pietas cristiana. Formulo a tutti sentiti auguri di serenità per le
prossime festività! Mi associo anch'lo agli auguri fatti da don Claudio”. “Abbiamo
il dovere della memoria dei cittadini nostri che tanto hanno dato a Cava –
dichiara il sindaco Vincenzo Servalli - Il prof Salvatore Fasano ha avuto un
ruolo di spicco come custode della memoria. Ha contributo alla crescita della
città. Ho avuto l’onore di conoscerlo. Aveva
sempre un sorriso, una parola di incoraggiamento per tutti ed un amore immenso per
il Sacrario Militare. L’opera del prof Fasano ricorda tanto quella di Mamma
Lucia che andava sulle colline cavesi alla ricerca dei corpi dei caduti
indipendentemente dalla nazionalità. Lui ha fatto tanto per la città e per i
protagonisti delle guerre mondiali. I nostri militari fanno si sono sacrificati
e continuano a sacrificarsi per la patria come è accaduto con Massimiliano Randino”.
“Ho apprezzato la citazione del dottor Fasano su Ugo Foscolo – evidenzia Don
Osvaldo Masullo – La vita dei ragazzi scomparsi in guerra ci è profondamente
cara. Dobbiamo sempre difendere la pace”. Tanti i presenti alle cerimonia. Impossibile
ricordarli tutti. Oltre alle numerosissime autorità, associazioni, esercito e
forze dell’ordine che hanno voluto accompagnare questo intenso momento c’erano molti
politici tra cui il sindaco Vincenzo Servalli, l’assessore alla protezione
civile Germano Baldi, Umberto Ferrigno, Italo Giuseppe Cirielli, Marcello
Murolo. Non è mancato il Comitato per il Sacrario Militare, con il Presidente Daniele
Fasano, il Presidente Onorario il gen. Lucio Cesaro, il colonnello Carlo De
Martino, il prof. Roberto Catozzi, il Presidente dell’associazione Bersaglieri
a Riposo Antonio Proto, Vincenzo Lamberti, Angelo Canora, Matteo e Luigi Fasano,
il fratello e la madre di Massimiliano Randino, Primo Caporal Maggiore della
Brigata Paracadutisti “Folgore”, insignito della Croce d'Onore alla memoria e
scomparso nel 2009. Al termine dell’inaugurazione si è voluto anche ricordare
un episodio della prima guerra mondiale, ovvero la celebre “Tregua di Natale”.
Si era sul fronte occidentale nel 1914. Fu allora che i soldati degli opposti
schieramenti cessarono il fuoco. Si accesero candele, si cantarono inni di
Natale. Cominciò un botta e risposta di auguri gridati da parte a parte fino a
che qualcuno si spinse fuori dalla propria trincea per incontrare il nemico e
stringergli la mano. La tregua di Natale fu un atto coraggioso che partì da
semplici soldati mossi da sentimenti di profonda e fratellanza. Ed ecco il
racconto. “A pochi mesi dall'inizio del primo conflitto mondiale – ricorda
Daniele Fasano - nelle trincee delle
Fiandre a sud di Yptes, in Belgio, nella notte di Natale del 1914 avvenne
qualcosa di impensabile. Una tregua spontanea dichiarata da soldati semplici che,
per poche ore e per giorni, decisero di abbassare le armi e alzare le braccia
per incontrare e abbracciare il nemico. Dalla trincea tedesca spuntarono
tantissime candele e canti, indirizzati a chi ho poco prima era il nemico. Le
voci dei canti si unirono, seppur in lingue differenti, e la terra di nessuno,
di solito deserta divenne luogo di incontro per soldati che, prima di tutto,
rimanevano persone. Un incontro che diede vita a piccoli momenti umani colmi di
parole, abbracci, strette di mano e regali. Un prete scozzese celebrò una mesa,
e la mattina di Natale, gli schieramenti poterono seppellire i caduti. In
alcune trincee la tregua durò una notte, in altre si prolungo fino all'anno
nuovo. All'epoca, ovviamente il fatto venne insabbiano. Non si poteva tollerare
che dei soldati, in guerra e con l'obbligo di sparare si perdessero in momenti gioviali
e di spensieratezza, che i nemici diventassero amici”.
